Wigman, Mary

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Didascalie

Mary Wigman. Fonte: wikipedia.org

Data di nascita
13 novembre 1886
Data di morte
18 settembre 1973
Paese
Stile
Categoria
Biografia

Mary Wigman nacque ad Hannover nel 1886. Si diplomò alla scuola di Émile Jaques-Dalcroze a Hellerau, dove le lezioni di euritmica, una disciplina finalizzata all’apprendimento della musica e del ritmo attraverso una piena consapevolezza del movimento, costituirono la base del suo futuro lavoro. Nel 1913 iniziò a studiare con Rudolf Laban, figura chiave della danza libera tedesca, di cui divenne assistente fino al 1919. Tale formazione ebbe una profonda influenza sulla sua attività, durante la quale riprese alcuni fondamenti del pensiero labaniano, in particolare l’autonomia della danza dalle altre arti e su come lo spazio e il tempo incidano sulla qualità del movimento. Nel 1919, desiderosa di intraprendere una propria ricerca estetica, iniziò la sua carriera di coreografa e danzatrice presentando a Zurigo e Amburgo i suoi assoli che conquistarono il favore del pubblico e l’interessamento della critica. Già nel primo programma, che incluse i cosiddetti cicli Dances of Night, Four Hungarian Dances, Dance Songs ed Ecstatic Dances, affiorava una nuova concezione del movimento inteso come sintesi di forze fisiche e spirituali. Nel 1920 aprì a Dresda una propria scuola che, in breve tempo, divenne uno dei più importanti centri della danza d’espressione tedesca e presso la quale si formarono i principali esponenti della futura generazione come Gret Palucca, Harald Kreutzberg e Dore Hoyer. Tra i suoi allievi un ruolo fondamentale fu rivestito da Hanya Holm che, incaricata dalla Wigman di dirigere la succursale della scuola a New York, contribuì a diffondere la danza libera tedesca nel panorama coreico americano. L’impegno didattico della Wigman si affiancò a un’intensa attività coreografica caratterizzata dalla creazione di coreografie per il suo Tanzgruppe, con il quale intraprese varie tournée di successo in Europa e negli Stati Uniti. Costretta a sciogliere il suo ensemble per difficoltà economiche, iniziò a realizzare cori in movimento, ossia spettacoli di danza per grandi gruppi di non professionisti, come Totenmal (1930). Negli anni Trenta la sua estetica cambiò sotto l’avvento del nazionalsocialismo, di cui inizialmente abbracciò, secondo alcuni studiosi, la nuova concezione dell'arte come espressione dello spirito della razza ariana. Tuttavia il suo unico coinvolgimento in uno spettacolo organizzato dal regime nazista avvenne con Totenklage (Olympisches Festspiel, una cerimonia spettacolare messa in scena per l’apertura dei Giochi Olimpici di Berlino nel 1936. Dopo aver dato l’addio alle scene nel 1942, proseguì la sua attività didattica a Lipsia e in seguito a Berlino Ovest, dove riaprì la scuola che diventò un punto d’incontro per i seguaci della danza moderna. Parallelamente continuò a produrre lavori coreografici per diversi teatri tedeschi, come Carmina Burana (1943), La Sagra della primavera (1957) e Orfeo ed Euridice (1947). Morì a Berlino nel 1973.

La sua produzione, che comprende assoli, danze corali e cori in movimento, affronta molteplici tematiche, a cominciare dalle forze oscure della natura umana, di cui è esemplare l’assolo Hexentax (Danza della Strega). Danzato quasi interamente in posizione seduta indossando una maschera che sembra evocare una presenza demoniaca, è espressione degli istinti primordiali che cercano di emergere dalle profondità inconsce dell’individuo. Altri soggetti indagati nelle sue creazioni sono la devastazione della guerra, come nell’assolo Volto della notte che rappresenta un tributo ai soldati tedeschi morti durante la prima guerra mondiale, e l’inevitabilità della vecchiaia e della morte, come in Canzone del Destino, coreografia che descrive una donna nella giovinezza, nella maturità e nella vecchiaia. Il suo repertorio assunse anche note più liriche, presenti ad esempio nella Pastorale, ed esplorò gli aspetti formali della danza, come in Forma Spaziale.

La sua ricerca ruotò intorno a una nuova concezione del corpo di cui indagò nuove possibilità percettive, espressive e dinamiche. Il metodo da lei elaborato si fondò sulla respirazione che, attraverso i momenti di tensione (Anspannung) e di distensione (Abspannung), costituì il principio basilare di ogni movimento. Altro principio della sua poetica fu l'assoluta valorizzazione della danza svincolata dal condizionamento musicale. Con la sua danza, espressione di sentimenti tipicamente espressionisti, come l’angoscia o la disperazione, rappresentati attraverso i movimenti spigolosi e la forza espressiva del volto, Mary Wigman sostenne l’assoluta autosufficienza espressiva e tecnica della danza libera tedesca dalla secolare tradizione accademica.

Bibliografia

Silvia Carandini, Elisa Vaccarino, Ada D'Adamo, La generazione danzante: l'arte del movimento in Europa nel primo Novecento, Roma, Di Giacomo, 1997, pp. 349-372

Betsy Fisher, Creating and Re-creating Dance, Helsinki, Theatre Academy, 2002

Susan Manning, Patrizia Veroli, Mary Wigman e la danza tedesca del primo Novecento, Roma, Istituto Italiano di Studi Germanici, 2016

Susan Manning, Ecstasy and the Demon: The Dances of Mary Wigman, Berkeley, University of California Press, 1993

Santos Newhall, Mary Anne, Mary Wigman, New York, Routledge, 2009

Elena Randi, Mary Wigman: la coreografia dei Carmina Burana, in «Danza e Ricerca», n. 3, novembre 2012

Lito Tsitsou, Lucy Weir, Re-reading Mary Wigman's Hexentanz II (1926): the influence of the non-Western 'Other' on movement practice in early modern 'German' dance, in «Scottish Journal of Performance », n.1, dicembre 2013, pp. 53-74

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SMO

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Modificato
05/01/2019

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