Malipiero, Gian Francesco

Immagini (Secondarie)
Didascalie
  1. Gian Francesco Malipiero, fotografia, archivio Laureto Rodoni
  2. Gian Francesco Malipiero a Palazzo Ducale, Venezia, anni 1930, fotografia di proprietà del Fondo Gian Francesco Malipiero
  3. Gian Francesco Malipiero al tavolo di lavoro, fotografia, archivio Teatro Novecento
Data di nascita
18 marzo 1882
Data di morte
1 agosto 1943
Stile
Categoria
Biografia

Gian Francesco Malipiero nacque a Venezia il 18 marzo 1882 da Luigi (1853-1918), pianista e direttore d’orchestra, ed Emma Balbi. Discendente da una lunga tradizione famigliare di musicisti professionisti, fu instradato agli studi musicali fin dalla prima infanzia, iniziando l’apprendimento del violino intorno al 1890. Dopo la separazione dei genitori, avvenuta nel 1893, seguì il padre a Trieste, Berlino e Vienna, presso il cui Conservatorio nel 1898 seguì i corsi di armonia. Tornato a Venezia dalla madre, dal giugno 1899 intraprese lo studio della composizione presso il Liceo musicale «Benedetto Marcello», dove fu allievo di Marco Enrico Bossi fino al 1902; proseguì poi da autodidatta, formandosi in particolare sullo studio delle fonti antiche conservate presso la Biblioteca Marciana, dopo il trasferimento dell’insegnante al Liceo di Bologna, dove si diplomò nel 1904 con il poema sinfonico Dai «Sepolcri». Dall’anno successivo inaugurò un’intensa attività di compositore. Nel 1908 seguì le lezioni di Max Bruch presso la Hochschule di Berlino.
Nell’ottobre del 1910 sposò Maria, figlia del pittore veneziano Luigi Rosa, che lo avrebbe lasciato nel 1916. Nel 1911, insieme a Ildebrando Pizzetti, Ottorino Respighi, Renzo Bossi e Giannotto Bastianelli, diede vita a un gruppo di giovani compositori animati dal proposito di rinnovare la tradizione musicale italiana attraverso la promozione di un sinfonismo polemicamente in contrasto con il retaggio del melodramma ottocentesco. Nel 1912 partecipò al concorso per composizioni orchestrali dell’Accademia di Santa Cecilia di Roma con cinque lavori presentati sotto nomi diversi, ottenendo quattro premi. Trascorse i primi sei mesi del 1913 a Parigi, dove il 24 maggio assistette alla prima esecuzione del Sacre du printemps di Igor Strawinsky: l’esperienza lo indusse a un profondo ripensamento della propria poetica. Nella capitale francese entrò inoltre in contatto con Maurice Ravel, Alfredo Casella, Gabriele D’Annunzio. Insieme a quest’ultimo elaborò un ambizioso progetto editoriale finalizzato alla creazione di una collana di pubblicazioni di musica antica italiana, interrotto però nel 1917 in seguito agli sconvolgimenti prodotti dalla prima guerra mondiale. I primi volumi apparvero solo nel 1919.
Il 10 luglio 1920 la presentazione delle Sette canzoni a Parigi determinò la fama del compositore sulla cena internazionale. Nello stesso anno pubblicò il trattato L’orchestra e i libretti delle proprie opere presso l’editore Zanichelli di Bologna; durante l’estate, in Svizzera, incontrò Strawinsky.
Nel 1921 si trasferì a Parma per assumere la cattedra di composizione presso il Conservatorio di quella città. In dicembre, la pubblicazione l’articolo I conservatori sulla rivista «Il Pianoforte» provocò la replica stizzita di Pizzetti, L’infezione musicale ottocentesca, e il deteriorarsi dei rapporti tra i due musicisti. In seguito alla morte della prima moglie, occorsa in quello stesso anno, nell’aprile 1922 Malipiero sposò Anna Wright. Dal 1923 fissò la propria residenza ad Asolo. Nello stesso anno insieme a Casella e D’Annunzio fondò una Corporazione delle nuove musiche, affiliata alla Società internazionale di musica contemporanea. Nel 1924 fu trasferito al Conservatorio di Firenze, diretto da Pizzetti: a causa dei cattivi rapporti ora intrattenuti con quest’ultimo lasciò l’insegnamento. Nel 1926 diede inizio all’edizione dell’opera omnia di Claudio Monteverdi.
Nel 1932 Malipierò iniziò una collaborazione con Luigi Pirandello, da cui nacquero l’opera La favola del figlio cambiato (1933; Braunschweig, 1934) e la colonna sonora del film Acciaio, diretto da Walter Ruttmann (1933). Dal settembre del 1932 al 1940 fu titolare di un corso di perfezionamento di composizione presso il Liceo musicale di Venezia. Nel 1938 assunse la direzione dell’Istituto musicale di Padova nel 1938, lasciata l’anno successivo per assumere lo stesso incarico presso il Liceo musicale di Venezia, conservatorio dal 1940, mantenendolo fino al 1952.
Nel 1947 assunse la direzione dell’Istituto italiano Antonio Vivaldi e dell’edizione critica delle composizioni vivaldiane realizzata presso quell’ente. Nel 1949 fu eletto membro del National Institute of Arts and Letters di New York. Rimasto nuovamente vedovo nel 1964, nel 1967 instaurò una relazione con a Giulietta Oliveri. Morì a Treviso il 1° agosto 1973.
Malipiero è autore di una produzione vasta e rigogliosa, concentrata dapprima in ambito strumentale ed estesa poi ai generi più vari. Oltre ai lavori già ricordati, si segnalano i Preludi autunnali (1914), i Poemi asolani (1916), i Barlumi (1917) per pianoforte; le undici sinfonie, tra cui spiccano la Sinfonia del mare (1906) e quella degli archi (1947), le suites della Sinfonia dello Zodiaco (1950, esclusa dalla numerazione), della Vivaldiana (1952), delle Passacaglie (1952); le due serie delle Impressioni dal vero (1913, 1915), il Ditirambo tragico (1917) e le Pause del silenzio (1917); i sei concerti per pianoforte (1931, 1937, 1948, 1950, 1958, 1964), i due per violino (1932, 1963), quello per flauto e orchestra (1968); i balletti Pantea (1919), La mascherata delle principesse prigioniere (1919); gli otto quartetti per archi (Rispetti e strambotti, 1920; Stornelli e ballate, 1923; Cantari alla madrigalesca, 1931; 1934; 1941-50; L’arca di Noè, 1947; 1950; Per Elisabetta, 1964); le liriche per canto e pianoforte delle Tre poesie di Angelo Poliziano (1920), i Quattro sonetti del Burchiello (1921), i Due sonetti del Berni (1922), le Stagioni italiche (1922); per il teatro musicale, la rivisitazione del mito attuata nell’Orfeide (opera in tre parti: La morte delle maschere, Sette canzoni, Orfeo, Düsseldorf, 1925) e quella del Settecento veneziano delle Tre commedie goldoniane (La bottega da caffè, Sior Todero brontolon, Le baruffe chiozzotte, Darmstatd, 1926), Torneo notturno (su libretto proprio, 1931).
Modellato in principio su modelli tardoromantici, lo stile di Malipiero si arricchì progressivamente da un lato delle influenze degli esponenti delle correnti più innovative e vitali del suo tempo, da Debussy a Ravel, a Strawinsky; per assimilare poi, in misura sempre maggiore, le suggestioni dalla musica del passato – segnatamente quella del Settecento veneziano –, rielaborandole nell’ottica di una rifondazione linguistica schiettamente novecentesca.

Risorse web

Pagina del Fondo Gian Francesco Malipiero sul sito della Fondazione Giorgio Cini, Venezia
Fondo Malipiero

Catalogo delle composizioni e guide all’ascolto
http://www.flaminioonline.it/Biografie/Malipiero-catalogo.html

Bibliografia

Virgilio Bernardoni, voce Malipiero, Gian Francesco, in Dizionario Biografico degli Italiani, versione digitale
http://www.treccani.it/enciclopedia/gian-francesco-malipiero_%28Dizionario-Biografico%29/

C’era una volta un musicista. Tabù e idiosincrasie registiche negli scritti inediti, a cura di Carmelo Alberti, Costabissara, Colla, 2003

L’armonioso labirinto. Teatro da musica 1913-1970, a cura di Marzio Pieri, Padova, Marsilio, 1992

Scritti

La carica dei quodlibet, Firenze, Olschki, 2005

Il carteggio tra Gabriele D’Annunzio e Gian Francesco Malipiero. 1910-1938, a cura di Chiara Bianchi, Clusone, Ferrari, 1997

Libretti

Opere

Interpretazioni e altri documenti

Opere danza

Autore scheda
LRC

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Modificato
05/01/2019

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