Casti, Giovanni Battista

Data di nascita
29 agosto 1724
Data di morte
7 febbraio 1803
Paese
Stile
Categoria
Biografia

Giovanni Battista Casti nacque ad Acquapendente (VT) il 29 agosto 1724 da Francesco e Francesca Pegna. A dodici anni entrò nel seminario di Montefiascone, un ambiente alquanto promiscuo a causa della prossimità delle aule giudiziarie; qui studiò fino al 1744 e tre anni dopo divenne canonico presso la cattedrale della stessa città. Nel corso degli anni ’50 tenne temporaneamente la cattedra di eloquenza presso il seminario dove si era fermato e alternò la vita in provincia con frequenti viaggi a Roma, inserendosi così nell’ambiente dei salotti aristocratici. Nel 1759 inaugurò una lunga carriera di viaggiatore accompagnando la marchesa Lepri a Parigi e tra il 1760 e il 1761 abbandonò definitivamente Montefiascone per stabilirsi a Roma, dove sarebbe rimasto quattro anni. Qui Casti fu affiliato all’Accademia dell’Arcadia con il nome Niceste Abideno e pubblicò la sua prima opera importante, ossia una raccolta di 216 sonetti giocosi in endecasillabi tronchi intitolava I tre giulii (Roma, 1762), la quale incontrò un’ampia diffusione.

Il 12 settembre 1764 Casti intraprese un nuovo viaggio che lo condusse attraverso il Granducato di Toscana, il Genovesato e la Provenza: illustrò le proprie impressioni in diciotto lettere di stampo narrativo indirizzate all’abate Giambattista Lucani, dove emerge lo spirito d’osservazione e le doti descrittive che porterà a pieno sviluppo nelle successive opere odeporiche. Rientrato in Italia, nel settembre 1765 Casti si stabilì a Firenze, accolto con onori dal granduca Pietro Leopoldo, il quale il 15 dicembre 1769 lo nominò «Poeta della Real Casa». Qui strinse amicizia con il conte Orsini-Rosenberg, primo ministro del granduca: questi nel 1769 lo introdusse all’imperatore Giuseppe II, giunto a Firenze in visita al fratello Pietro Leopoldo, e nel 1772 lo convinse a seguirlo a Vienna, dove Casti si integrò velocemente nell’alta società. Iniziò così una stagione di viaggi di natura diplomatica al seguito del conte Joseph Kaunitz, figlio del cancelliere imperiale, durante i quali Casti ebbe modo di far apprezzare le proprie capacità di osservatore politico, offrendo un contributo non trascurabile alle trattative diplomatiche degli Asburgo. Dopo aver visitato l’Europa settentrionale, la Russia e la Penisola Iberica, nel gennaio 1782 arrivò a Milano e vi si fermò per un anno e mezzo, facendo conoscenza con Giuseppe Parini e portando a conclusione il Poema tartaro (Milano, 1783), un’opera allegorico-satirica che criticava la figura e l’operato della zarina Caterina II.

Nel settembre 1783 Casti fece ritorno a Vienna, dove sperava di ottenere la carica di poeta cesareo, rivestita fino al 1782 da Pietro Metastasio. Qui scrisse il libretto per il «dramma eroicomico» Il re Teodoro in Venezia, messo in scena per la prima volta al Burgtheater il 23 agosto 1784 con la musica di Giovanni Paisiello: già nel 1778, a San Pietroburgo, Casti aveva avuto modo di collaborare con il compositore, all’epoca maestro di cappella di Caterina II, per la scrittura del «dramma giocoso» Lo sposo burlato, rappresentato in occasione della nascita di un nipote della zarina. Il re Teodoro in Venezia riscosse un ampio successo in tutta Europa, portando Casti ad affermarsi come librettista e a guadagnare l’apprezzamento anche da parte di letterati come Pindemonte, Foscolo, Goethe e Stendhal. La carriera teatrale di Casti continuò con ottimi esiti con i due lavori successivi, entrambi messi in musica da Antonio Salieri, ossia La grotta di Trofonio e Prima le musiche e poi le parole, rappresentate a Vienna rispettivamente nel 1785 e 1786.

Pur stimato nell’ambiente aristocratico e teatrale viennese, Casti non ottenne la nomina a poeta cesareo, così nel maggio del 1786 lasciò Vienna e intraprese dei viaggi in Italia e a Costantinopoli, che narrò in un opuscolo intitolato Relazione d'un mio viaggio fatto da Venezia a Costantinopoli (Milano, 1802), opera matura della sua produzione odeporica. Casti decise di fare ritorno a Vienna alla morte dell’imperatore Giuseppe II, avvenuta il 20 febbraio 1790, essendo salito al soglio imperiale Pietro Leopoldo, già granduca di Toscana, incoronato con il nome di Leopoldo II. Da questi, favorevole nei suoi confronti dall’epoca del primo soggiorno fiorentino, il letterato sperava di ottenere gli ambiti riconoscimenti istituzionali, tuttavia Leopoldo morì il 1 marzo 1792 senza aver fatto in tempo ad esaudirne i desideri. Nello stesso mese Casti presentò a Maria Teresa, moglie del nuovo imperatore Francesco II, il libretto del «dramma tragicomico» Catilina, destinato a Salieri, accompagnato dalla promessa di comporre ulteriori lavori del medesimo carattere. Ciò gli valse la nomina a poeta cesareo, tuttavia Catilina non giunse mai alle scene a causa delle ostilità tra l’Austria e la Francia, che compromettevano lo svolgimento delle attività teatrali.

Negli anni successivi ulteriori drammi di Casti rimasero manoscritti e mai realizzati a livello musicale, mentre la sua produzione letteraria in prosa e in versi si orientarono sempre più su posizioni filodemocratiche sospette di giacobinismo. Ottenuto un permesso per allontanarsi da Vienna sei mesi, nel dicembre 1796 lasciò la capitale asburgica e rientrò in Italia, dove nel febbraio successivo lo raggiunse l’intimazione di non fare più ritorno alla corte imperiale. Nel luglio 1798 si trasferì a Parigi, dove sarebbe rimasto fino alla fine della sua esistenza; qui trascorse gli ultimi anni frequentando l’ambiente letterario dei rifugiati italiani, i salotti aristocratici e i cospiratori antinapoleonici, benché fosse legato da vincoli di riconoscenza alla famiglia Bonaparte. La sua ultima opera, il poema favolistico-satirico Gli animali parlanti (Parigi, 1802), ebbe un enorme successo in Francia e in Italia, venendo ristampato in numerose edizioni che ne diffusero la conoscenza fino all’Ottocento avanzato (lo stesso Leopardi vi fece riferimento per la traduzione e gli scritti sulla Batriacomiomachia). Casti morì a Parigi il 7 febbraio 1803.

Bibliografia
  • Gabriele Muresu, La parola cantata: Studi sul melodramma italiano del Settecento. Roma, Bulzoni, 1982.
  • Gérard Loubinoux, L'impasse castiana: Un tentativo problematico di rinnovamento del libretto. In: I vicini di Mozart, a cura di David Bryant e Maria Teresa Muraro, Firenze, Olschki, 1989, vol. I: Il teatro musicale tra Sette e Ottocento, pp. 173-184.
  • John Rice, Antonio Salieri and Viennese Opera. Chicago, University of Chicago Press, 1998.
  • Lucio Tufano, Calzabigi e Casti: Nuove letture di vecchi documenti. «Nuovi Studi Livornesi», 10 (2002), pp. 81-102.
  • Claudio A. D'Antoni, Prima la musica, poi le parole, ovvero il realismo estemporaneo di Giovan Battista Casti. «Nuova Rivista Musicale Italiana», 39, 3 (luglio-settembre 2005), pp. 350-369.
Scritti
  • Giovanni Battista Casti, Epistolario. A cura di Antonino Fallico, Viterbo, Union printing, 1984.
  • Giovanni Battista Casti, Gli animali parlanti. A cura di Luciana Pedroia, Roma, Salerno, 1987.
  • Giovanni Battista Casti, Melodrammi giocosi. A cura di Ettore Bonora, Modena, Mucchi, 1998.
  • Giovanni Battista Casti, Novelle galanti. A cura di Lucia Roedler, Roma, Carocci, 2001.

Libretti

Opere

Interpretazioni e altri documenti

Opere danza

Autore scheda
GVI

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Modificato
05/01/2019

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