Zingarelli, Niccolò (Nicola) Antonio

Data di nascita
4 aprile 1752
Data di morte
5 maggio 1837
Paese
Epoca
Stile
Categoria
Biografia

Niccolò Antonio Zingarelli nacque a Napoli il 4 aprile 1752. Rimasto orfano di padre in tenera età, fu ammesso al Conservatorio di S. Maria di Loreto, dove il padre aveva insegnato canto, e studiò, tra gli altri, con Pasquale Anfossi e Antonio Sacchini. Dopo aver concluso gli studi nel 1772, divenne organista e violinista a Torre Annunziata. Grazie al supporto della sua prima mecenate, la duchessa di Castelpagano, Zingarelli iniziò la carriera di compositore operistico nei teatri dell’Italia settentrionale, a Firenze e a Roma. La sua prima cantata fu eseguita nel 1778 e la sua prima opera, Motezuma, nel 1781; Franz Joseph Haydn, pur non apprezzandola particolarmente, la fece produrre anche a Esztherháza. Tra il 1785 e il 1803 Zingarelli fu noto principalmente come compositore operistico.

Nel 1790 visitò Parigi, dove la sua opera Antigone fu rappresentata senza successo, mentre Les Hespérides e Pharamond furono accolte ma non prodotte. Nello stesso periodo Zingarelli scrisse altre tre opere in collaborazione con la sua allieva Isabelle de Charrière (L’olympiade, Les femmes, Zadig), ma non furono mai eseguite, malgrado i vari tentativi di produrle. Le condizioni instabili causate dalla Rivoluzione francese lo costrinsero a tornare in Italia. Nel 1793 fece domanda per un posto di maestro di cappella presso il Duomo di Milano, ottenendolo nel 1795; l’anno successivo accettò un impiego analogo presso la Santa Casa di Loreto, dove rimase fino al 1804. Qui compose sia l’Annuale di Loreto, una raccolta di brani sacri per l’intero anno liturgico, sia la sua opera più famosa, Giulietta e Romeo.

Nel 1804 Zingarelli fu nominato il direttore musicale di San Pietro a Roma. Quando nel 1811 Napoleone fece incoronare il figlio a re di Roma, Zingarelli si rifiutò di organizzare a San Pietro le solennità musicali imposte dai francesi che allora occupavano la città, così fu arrestato e imprigionato. Fu liberato su intervento di Napoleone e nel 1813 fu messo a capo del conservatorio di S. Pietro a Majella di Napoli. Dopo la morte di Giovanni Paisiello, nel 1816, Zingarelli diventò anche direttore musicale della cattedrale di Napoli. Tra i suoi allievi più famosi, al conservatorio, si annoverano Saverio Mercadante e Vincenzo Bellini, mentre Francesco Morlacchi aveva studiato con lui ancora a Loreto. Zingarelli morì a Napoli il 5 maggio 1837.

Zingarelli fu l’ultimo grande compositore di opere serie. La maggior parte dei suoi libretti sono su soggetto mitologico e prevedono il lieto fine; la sua ultima opera, Berenice, è basata su un libretto scritto originariamente a Apostolo Zeno, mentre la sua opera più famosa, Giulietta e Romeo, tratta dalla tragedia di Shakespeare ma trasformata in dramma a lieto fine, fu rappresentata in tutta Europa fino agli anni Trenta dell’Ottocento, diventando il cavallo di battaglia di Maria Malibran. Diverse parti delle sue opere furono scritte appositamente per cantanti del calibro di Girolamo Crescentini, Giovanni Battista Rubini, Giuditta Pasta e della stessa Malibran; alcune delle sue arie rimasero popolari fino agli anni Trenta dell’Ottocento.

Nel 1811 Zingarelli smise di scrivere opere e tornò a comporre oratori, dove abbandonò la voce dei castrati ed elaborò una scrittura corale più elaborata. Una parte importante della sua produzione è occupata dalle cantate secolari, che compose lungo tutta l’arcata della sua carriera; scrisse inoltre arie, duetti e terzetti da concerto. Ampia è la sua produzione di brani di musica sacra, concepiti prevalentemente come strumento funzionale al supporto della liturgia più che come composizioni autonome. Scrisse inoltre sinfonie, sonate, musica da camera e musica organistica. Convinto di essere stato messo in ombra dalle opere di Gioachino Rossini, Zingarelli non godette di una buona fama postuma, venendo attaccato, tra gli altri, da François-Joseph Fétis, Étienne-Nicholas Méhul e Ludwig Spohr.

Bibliografia
  • Maria Caraci Vela, Niccolò Zingarelli tra mito e critica. «Nuova rivista musicale italiana», 22, 3 (luglio-settembre 1988), pp. 375-422.
  • Francesca Seller, Zingarelli, Mercadante, Florimo e la romanza nell'editoria partenopea dell'Ottocento. In: La romanza italiana da salotto, a cura di Francesco Sanvitale, Torino, EDT, 2002, pp. 197-207.
  • Andrea Chegai, La cabaletta dei castrati: Attraverso le ‘solite forme’ dell'opera italiana tardosettecentesca. «Il Saggiatore musicale», 10, 2 (2003), pp. 221-268.
  • Lorenzo Mattei, Metastasio con il berretto frigio: Sui Veri amici repubblicani di Niccolò Zingarelli (Torino 1799). «Fonti musicali italiane», 8 (2003), pp. 31-52.
  • Andrea Malnati, Per una storia della prassi esecutiva vocale dell’opera italiana: Il caso di Ombra adorata, aspetta di Niccolò Zingarelli. «Bollettino del Centro Rossiniano di Studi», 50 (2010), pp. 29-84.

Libretti

Opere

Interpretazioni e altri documenti

Opere danza

Autore scheda
GVI

Licenza

Licenza

Licensed under Creative Commons Attribution Noncommercial Share-Alike 3.0
 

Modificato
17/02/2019

Condividi:

 

Condividi: