Rota, Nino

Immagini (Secondarie)
Didascalie

1. Ritratto di Nino Rota.

2. Federico Fellini e Nino Rota.

3. Nino Rota sul set di Giulietta degli spiriti.

Data di nascita
3 dicembre 1911
Data di morte
10 aprile 1979
Paese
Categoria
Biografia

Nino Rota nacque a Milano il 3 dicembre 1911 e crebbe una famiglia dove la musica rivestiva un ruolo primario, in particolare grazie alla madre, Ernesta Rinaldi, pianista, la quale era figlia del compositore Giovanni Rinaldi. Il giovane Nino componeva già all’età di otto anni e nel 1923 diresse il proprio oratorio L’infanzia di S. Giovanni Battista, affermandosi come bambino prodigio. In quello stesso anno iniziò a frequentare il conservatorio di Milano, dove tra i suoi insegnanti ci fu Giacomo Orefice. Dopo un breve periodo di studio con Ildebrando Pizzetti, nel 1926 Rota si trasferì a Roma per entrare nella classe di Alfredo Casella, sotto la cui guida si diplomò tre anni dopo.

Su segnalazione di Arturo Toscanini, nel biennio da il 1931 e il 1932 Rota ricevette una borsa di studio per continuare la sua formazione presso il Curtis Institute di Philadelphia, dove fu allievo di Rosario Scalero per quanto riguarda la composizione, di Fritz Reiner per la direzione d’orchestra. In questo periodo strinse amicizia con Aaron Copland e scoprì le canzoni popolari statunitensi, il cinema e la musica di George Gershwin, repertori che si combinarono con la sua passione per l’operetta e il canto popolare italiano.

Al suo ritorno in Italia, appena ventenne, Rota si fece notare dal pubblico e dalla critica con un ampio corpus di composizioni, prevalentemente per organico da camera e orchestrale. Il suo stile, sebbene si collocasse in una linea di ininterrotta continuità con la tradizione, denotò fin da subito una propria inconfondibile originarietà, distanziandosi dalle tendenze allora predominanti in Italia: dotato di una sicurissima padronanza tecnica e di una grande eleganza di scrittura, Rota fu fin da subito aperto a un’ampia gamma di influssi, da lui assimilati con abilità. Le sue composizioni, sia di quegli anni che dei successivi, sono caratterizzate da immediatezza espressiva e da uno spiccato lirismo, combinati con un linguaggio armonico, delle strutture formali e un idioma ritmico che rendono la musica di Rota immediatamente riconoscibile.

Alla fine della Seconda guerra mondiale la fortuna critica di Rota mutò in maniera drastica quando, con l’affermarsi delle correnti post-weberniane, la sua produzione fu sempre più spesso giudicata anacronistica. Questa posizione fu rafforzata dalla sua crescente affermazione come autore di musica per film, un ambito di lavoro nei confronti del quale gli artisti d’avanguardia nutrivano dei forti pregiudizi. Rota continuò comunque a scrivere musica per le sale da concerto e i teatri dell’opera, con una costante contaminazione tra questo tipo di produzione e la musica da film. In quest’ultimo campo usò le proprie inclinazioni all’eclettismo e trattò i vincoli del mezzo cinematografico come una sfida, creando così alcune tra le migliori partiture della storia del cinema.

Nel 1939 divenne insegnante al conservatorio di Bari, che poi diresse dal 1950 al 1977. Nel 1942 Rota iniziò una lunga collaborazione con la compagnia cinematografica Lux Film, per la quale nell’arco di un decennio scrisse la musica di una sessantina di film diretti da registi importanti per il cinema di quegli anni, come Renato Castellani, Mario Soldati, Alberto Lattuada ed Eduardo De Filippo. Nel 1952, con Lo sceicco bianco, prese l’avvio il famoso e fecondo connubio artistico con Federico Fellini, che continuò fino alla morte del compositore. Dei loro sedici film, alcuni segnarono delle vette assolute nell’interazione musica-immagine: ricordiamo in particolare I vitelloni (1953), La strada (1954), La dolce vita (1960), 8½ (1963), Amarcord (1973), Il Casanova di Federico Fellini (1976). La carriera cinematografica di Rota comprende oltre 150 titoli, tra cui spiccano collaborazioni con Luchino Visconti, René Clément, Franco Zeffirelli, King Vidor e Francis Ford Coppola. In tutti questi film la musica svolge un ruolo importante dal punto di vista narrativo e nella caratterizzazione psicologica dei personaggi, denotando la grande competenza di Rota e la sua profonda comprensione del linguaggio cinematografico.

Nella musica non cinematografica, Rota esplorò un’ampia gamma di generi: l’opera Ariodante (1952), tratta dall’Orlando furioso di Ariosto, utilizza in un linguaggio pienamente ottocentesco, Il cappello di paglia di Firenze (1955) è una farsa, mentre I due timidi (1950) e La notte di un nevrastenico (1959), scritti per la radio, rimandano all’operetta e al vaudeville. Un genere da lui prediletto fu la fiaba di contenuto esoterico, come Aladino e la lampada magica (1968) e La visita meravigliosa (1970). Le sue opere orchestrali più significative sono i tre concerti per pianoforte, la Sinfonia sopra una canzone d’amore (1947), le Variazioni sopra un tema gioviale (1953), la Sinfonia n. 3 (1956-57) e numerosi concerti per vari strumenti. La produzione pianistica e cameristica annovera molte composizioni originali, come i 15 Preludi o i Due Valzer sul nome di Bach (1975), la Sonata per violino e pianoforte (1936-37), il quartetto per archi (1948-54), due trii (1958 e 1973) e un nonetto (1959-77). Tra la sua musica vocale menzioniamo l’oratorio Mysterium (1962) e la sacra rappresentazione La vita di Maria (1968-70). Tutte queste composizioni sono caratterizzate da un frequente ricorso all’auto-imprestito, ossia al riutilizzo di temi e materiali musicali già usati in opere precedenti, con un continuo travalicare i confini tra i generi: nella concezione di Rota, infatti, non esistevano distinzioni di valore intrinseco tra musica per film e la produzione destinata alle sale da concerto o ai teatri dell’opera, l’essenziale per lui era la padronanza tecnica dei linguaggi e la validità del risultato artistico, concepito per comunicare al pubblico in maniera accessibile.

Rota morì a Roma il 10 aprile 1979.

Bibliografia
  • L’undicesima musa. Nino Rota e i suoi media. A cura di Veniero Rizzardi, Roma, Rai-Eri, 2001.
  • Richard Dyer, Nino Rota. Music, Film and Feeling. Londra, Palgrave MacMillan, 2010.
  • Nino Rota. Un timido protagonista del Novecento musicale. A cura di Francesco Lombardi, Torino, EDT, 2012.
  • L’altro Novecento di Nino Rota. Atti dei Convegni nel centenario della nascita, a cura di Daniela Tortora, Napoli, Edizioni del Conservatorio di Musica San Pietro a Majella, 2014.
  • Giada Viviani, Nino Rota: La dolce vita. Sources of the Creative Process. Turnhout, Brepols, 2017.
Scritti

Scritti:

  • Nino Rota, Aspetti tecnici ed estetici della musica nel Rinascimento italiano visti attraverso la teoria di G. Zarlino. Tesi di laurea, Facoltà di Lettere e Filosofia, Università di Milano [1936].

Interviste:

  • Leonardo Pinzauti, A colloquio con Nino Rota. «Nuova Rivista Musicale Italiana», V, 1 (gennaio-febbraio 1971), pp. 74-83.
  • Conversazione con Nino Rota di Gideon Bachmann. Roma, 11 febbraio 1964. Lavorare con Federico… A cura di Roberto Calabretto, in: L’undicesima musa. Nino Rota e i suoi media, a cura di Veniero Rizzardi, Roma, Rai-Eri, 2001, pp. 181-198.
  • Sergio Miceli, Colloquio con Nino Rota. In: Sergio Miceli, Musica e cinema nella cultura del Novecento, Roma, Bulzoni, 2010, pp. 456-478.

Libretti

Opere

Interpretazioni e altri documenti

Opere danza

Autore scheda
GVI

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Modificato
14/02/2019

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