Dauberval, Jean

Immagini (Secondarie)
Didascalie

1. Ritratto di Jean Dauberval realizzato nel 1790 circa da un artista sconosciuto.

2.  Pas de deux tratto dal secondo atto dell’opéra-ballet Sylvie, eseguito da M. Dauberval e Mlle Allard. Disegno di Carmontelle. Fonte: Bibliothèque nationale de France, département Estampes et photographie, RESERVE FOL-QB-201 (106).

Data di nascita
19 agosto 1742
Data di morte
14 febbraio 1806
Paese
Categoria
Biografia

Jean Bercher, in seguito noto come Jean Dauberval, fu un ballerino, coreografo e maestro di ballo francese. Figlio di un attore della Comédie-Française, Étienne-Dominique Bercher, nacque a Montpellier nel 1742 e si formò presso la scuola di ballo dell’Académie Royale de Musique di Parigi con Jean-Barthélemy Lany.

Lavorò con Jean-Georges Noverre e già nel 1758 a Bordeaux ne riprodusse un balletto, La toilette de Venus. Fu poi a Lione, sotto la direzione dello stesso Noverre, e nel 1759 andò a Torino dove presentò le sue prime coreografie (tra cui Metamorfosi de’ Compagni d’Ulisse nell’Isola di Circe) e un balletto noverriano, per quanto assai rimaneggiato, ovvero La Fontaine de Jouvence, con il titolo La Fontana di Ringiovenimento.

A partire dal 1761 Dauberval iniziò la sua rapida ascesa tra i ranghi del balletto dell’Opéra passando da premier danseur demi-caractère nel 1763 a danseur seul nel 1764, fino a divenire premier danseur noble nel 1770.

La sua attività all’Opéra fu intervallata dalle diverse stagioni che trascorse all’estero come danzatore e coreografo: a Stoccarda nel 1762 e nel 1763; al Covent Garden nel 1763 e nel 1764; e al Teatro Regio di Torino nel 1771. Nel 1772, fu nominato assistente coreografo di Gaetano Vestris, maestro di ballo dell’Opéra di Parigi, insieme a Maximilien Gardel. Quando, nel 1776, Vestris lasciò l’incarico, Maria Antonietta nominò Noverre al suo posto, invece di Gardel e Dauberval che, secondo la prassi, avevano il diritto a succedergli. Il fatto causò diversi malumori tanto che, nel 1781, Noverre dovette andarsene dall’Opéra e, nel 1783, partì anche Dauberval, in contrasto con Gardel con il quale condivise, fino a quel momento, la posizione.

Nonostante i dissapori tra di loro, Noverre e il suo allievo realizzarono insieme una versione danzata del Don Chisciotte, ovvero Les Fêtes de Gamache (1780), e Dauberval partecipò anche alla creazione noverriana della versione parigina di Les Petits Riens (1778), nella quale si esibì anche come danzatore nel ruolo principale della seconda scena del balletto, Il gioco della mosca cieca.

Nel 1783 Dauberval sposò Marie-Madeleine Crespé (in arte M.lle Théodore, morta nel 1798) che fu sua partner e interprete acclamata dei suoi lavori.

Dopo la partenza dall’Opéra, Dauberval trascorse una stagione al King’s Theatre di Londra (1783-84) come maestro di ballo, per stabilirsi, poi, al Grand Théâtre di Bordeaux (dal 1785 al 1790) e per tornare, in seguito, nuovamente a Londra, al Pantheon Theatre (1791-1792). Alcuni suoi allievi avranno un ruolo importante nell'evoluzione della danza nel XIX secolo: Charles-Louis Didelot, considerato il padre del balletto russo, Salvatore Viganò, che proprio con Dauberval fece il suo salto di qualità come artista, e poi James Harvey D'Egville, Louis Boisgirard, Jean-Louis Aumer.

Proprio il periodo seguito alla partenza da Parigi fu per Dauberval quello di maggiore maturità e libertà creativa e durante il quale realizzò i suoi balletti più interessanti, sia nell’ambito del comique (Le Coq du village, 1784; Le Déserteur, 1785; Le Ballet de la Paille, ou Il N'est Qu'un Pas du Mal au Bien, 1789; Honi soit qui mal y pense, ou Le Page inconstant, 1786), sia in quello mitologico (Le Siège de Cythère, 1791; Les yeux d’Eglé, 1787; Psyché et l’Amour, 1788; Télémaque dans l’île de Calypso, 1791).

Jean Dauberval morì a Tours nel 1806. L'anno seguente Noverre gli dedicò una nuova edizione delle Lettres.

Come interprete Dauberval seppe coniugare una gestualità espressiva con la grazia e la galanteria dello stile rococò, come si evince dalla gouache di Carmontelle [FIG. 2]. Nella figura si vedono Marie Allard, nel ruolo della ninfa Diana, e Dauberval ritratto senza maschera, in quello del cacciatore. I due interpreti sono ritratti durante l'esecuzione di un pas de deux dell’opéra-ballet Sylvie, di Pierre-Montan Berton e J.-C. Trial (Opéra, 1766). Quella di apparire in scena a volto scoperto era una scelta in controtendenza rispetto alle convenzioni del teatro parigino e in linea con le teorie noverriane.

Sempre sulla base della lezione noverriana, Dauberval seppe integrare in maniera armonica, all’interno delle sue creazioni, le due forme espressive principali del balletto, la danza e la mimica, inserendole in una struttura coreografica basata sul principio fondamentale della danza settecentesca, ovvero la varietà, necessaria a coinvolgere e a tener vivo l’interesse del pubblico.

I suoi lavori più importanti, creati in un periodo di grandi trasformazioni, inevitabilmente ne riflettono anche le tematiche: che siano di genere mitologico, anacreontico o basati su commedie ambientate in un contesto rurale, essi sono incentrati sull’uomo e la sua libertà, mentre la natura, che assume un ruolo determinate all'interno delle vicende, viene a sostituire il pantheon delle divinità. Pertanto, le creazioni di Dauberval possono essere considerate precorritrici del balletto del periodo romantico.

Risorse web

Marino Palleschi su Dauberval: http://www.balletto.net/magazine/personaggi/dauberval 

La Fille mal gardée (The Wayward Daughter) di Sir Frederick Ashton

Una versione di La Fille mal gardée fu realizzata da Frederick Ashton per il Royal Ballet. Tale versione era basata sul programma di ballo realizzato in occasione della rappresentazione del balletto al Théâtre de la Porte Saint-Martin nel 1803. La versione di Ashton andò in scena il 28 gennaio 1960, con Nadia Nerina nel ruolo di Lise, apprendendo la scena pantomimica del secondo atto grazie a Tamara Karsavina, e David Blair in quello di Colas. John Lanchbery realizzò per il balletto un arrangiamento musicale basandosi sulla partitura originale del 1789, scoperta  dallo storico del balletto Ivor Guest, e su quella di Ferdinand Hérold del 1828. Nel video, realizzato nel 1962, si può vedere la "danza degli zoccoli" del primo atto eseguita dalla vedova Simone (personaggio en travesti interpretato da Stanley Holden) sull'unico brano tratto dalla partitura di Peter Ludwig Hertel del 1864.

Bibliografia

John V. Chapman, Dauberval, Jean, in edited by Selma Jeanne Cohen and Dance Perspectives Foundation, The International Encyclopedia of Dance, Oxford University Press, Online Version, 2005.

Ivor Guest, The Ballet of the Enlightenment, London, Dance Books, 1996.

Adolphe Jullien, 1770-1790 - L'Opéra secret au XVIIIe siècle. Aventures et intrigues secrètes racontées d'après les papiers inédits conservés aux Archives de l'État de l'Opéra, Paris, Edouard Rouveyre, 1880, pp. 163-202. 

Nathalie Lecomte, Dauberval Jean, in sous la dir. de Philippe Le Moal, Dictionnaire de la danse, Paris, Larousse, 1999, p. 4.

Flavia Pappacena, Il Settecento e l'Ottocento, II vol., in Ornella Di Tondo, Flavia Pappacena e Alessandro Pontremoli, Storia della danza in Occidente, 3 voll., Roma, Gremese, 2015.

Flavia Pappacena, Il balletto in Europa da Gardel a Manzotti. Miti e leggende nel balletto tra Settecento e Ottocento, v. 1, a cura di Flavia Pappacena, Roma, La Sapienza editrice, 2013.

Flavia Pappacena, Per una Storia della danza. Danza italiana e/o francese? Ripensare il Settecento, in «Acting Archives Review», a. V, n. 9, maggio 2015, pp. 84-156.

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05/01/2019

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