Saint-Léon, Arthur

Immagini (Secondarie)
Didascalie
  1. Arthur Saint-Léon, litografia, 1845. Fonte: Gallica BnF
  2. Arthur Saint-Léon in Le violon du diable, litografia di Derancourt, 1849. Fonte: Gallica BnF
  3. Fanny Cerrito e Arthur Saint-Léon in La fille de marbre, litografia di Jules Alfred Vincent Rigo, 1847. Fonte: Gallica BnF

 

Data di nascita
17 settembre 1821
Data di morte
2 settembre 1870
Paese
Stile
Categoria
Biografia

Arthur Saint-Léon nacque a Parigi nel 1821. Fu avviato allo studio della danza dal padre Michel e si perfezionò sotto la guida di Albert, danseur noble dell’Opéra di Parigi da cui ereditò la tradizione di Auguste Vestris e Pierre Gardel. Parallelamente si dedicò allo studio della musica e diventò un violinista di talento studiando con Niccolò Paganini e Joseph Mayseder: di lui ci restano più di settanta composizioni. Nel 1838 avviò la sua carriera di ballerino debuttando come premier danseur de demi-caractère al Théâtre de la Monnaie di Bruxelles. Dotato di una forte tecnica e di uno stile versatile, conquistò rapidamente la scena internazionale, a cominciare dall’Her Majesty’s Theatre di Londra, dove si esibì con successo in varie coreografie di Jules Perrot, tra cui Ondine, ou La Naïade (1843), Lalla Rookh (1846) e Jugement de Pâris (1846). Nella capitale inglese iniziò la sua collaborazione con Fanny Cerrito, acclamata interprete del balletto romantico di cui divenne il partner regolare e il marito. Il loro sodalizio artistico, che durò fino al 1851, fu tra i più celebri dell’epoca. Contesi dai maggiori teatri europei, si esibirono nei più importanti titoli del repertorio ballettistico e collaborarono nella creazione di vari balletti. Il primo fu La Vivandiera e il Postiglione, andato in scena a Roma al Teatro Alibert nel 1843 e riproposto l’anno seguente con il titolo La Vivandière e la coreografia di Saint-Léon all'Her Majesty’s Theatre di Londra. Nel 1847 fu ingaggiato, insieme a Fanny Cerrito, all’Opéra di Parigi, dove raggiunse i vertici della sua attività coreografica realizzando La Fille de Marbre (1847), Le Violon du diable (1849, dove oltre a danzare suonava il violino), Stella ou Les Contrebandiers (1850) e Pâquerette (1851). Il successo conseguito sulla scena parigina nelle vesti di ballerino e coreografo gli valse la nomina di premier maître de ballet che affiancò a quella d’insegnante nella classe di perfezionamento del teatro. Dopo aver lavorato al Théâtre Lyrique di Parigi e al Teatro São Carlos di Lisbona, la sua carriera proseguì ai Teatri Imperiali, dove ricoprì la carica di maître de ballet dal 1859 al 1869, portando in scena il suo repertorio e creando nuove produzioni come Graziella ou La Querelle amoureuse (1860) e Fiammetta, ou L’Amour du Diable (1864). Alcuni suoi lavori furono incentrati su temi russi, in particolare Konek Gorbunok (1864), creato per l’addio alle scene di Marfa Muravieva. Dal 1863 la sua attività pietroburghese fu inframezzata con quella parigina, dove realizzò nuovi divertissements e coreografò i suoi ultimi balletti, tra cui La Source (1866) e Coppélia (1870), l'unico balletto della sua vastissima produzione ad essere rimasto in repertorio. Creato su musica di Léo Delibes e libretto di Charles Nuitter e Saint-Léon stesso, pur essendo ispirato al racconto Der Sandmann di E.T.A. Hoffmann, il balletto non riprende il cupo romanticismo hoffmanniano, ad eccezione dell’idea di rubare l’anima di un giovane per donarla a una bambola, ma presenta un’atmosfera gioiosa. Essa è data dalla freschezza dei personaggi, dalla briosa musica di Delibes e dalla presenza delle danze di carattere, tra cui czarde e mazurche, che Saint-Léon riesce a rendere coreograficamente attraverso un processo di commistione con la tecnica accademica. Coppélia si è imposto come uno dei capisaldi del balletto ottocentesco ed è stato ripreso in epoca moderna da vari coreografi, tra i quali Roland Petit (1975), Heinz Spoerli (1984) e Maguy Marin (1993).
Arthur Saint-Léon morì a Parigi tre mesi dopo la prima rappresentazione di Coppélia, il 2 settembre 1870.

Bibliografia

Ivor Guest, The Romantic Ballet in England: its development, fulfilment and decline, London, Phoenix House, 1954

Ivor Guest, The Ballet of the Second empire: 1847-1858, London, Adam and Charles Black, 1955

Id., Letters from a Ballet Master. The Correspondence of Arthur Saint-Lé́on, London, Dance Books, 1981

Concetta Lo Iacono, La bambola di Cagliostro. Una storia per immagini di Coppélia ou La Fille aux yeux d'émail, in «Danza e Ricerca», n. 3, novembre 2012

Flavia Pappacena, Il Settecento e l’Ottocento, II vol., in Ornella Di Tondo, Flavia Pappacena e Alessandro Pontremoli, Storia della danza in Occidente, 3 voll., Roma, Gremese, 2015, pp. 166-172

Scritti

Nel 1852 Arthur Saint-Léon pubblicò La Sténochorégraphie, ou L'art d'écrire promptement la danse, importante trattato sulla notazione della danza. Al pentagramma musicale egli aggiunse un rigo superiore sul quale riportò una serie di simboli che indicavano i movimenti stilizzati della parte superiore del corpo e la loro durata. 
Arthur Saint-Léon, La sténochorégraphie, ou L'art d'écrire promptement la danse, 1852

De l'État actuel de la Danse è un opuscolo edito a Lisbona nel 1856 in cui Saint-Léon descrive la situazione della danza a Parigi e in particolare all'Opéra.

Libretti

Opere

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SMO

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Modificato
05/01/2019

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