Ravel, Maurice

Immagini (Secondarie)
Didascalie
  1. Maurice Ravel al pianoforte nella villa «Le Belvédère» a Montfort-l’Amaury. Fotografia di Boris Lipnitzki, agenzia Roger-Viollet, Parigi, 1925 circa.
  2. Maurice Ravel al pianoforte, fotografia, Parigi, 1914.
Data di nascita
7 marzo 1875
Data di morte
28 dicembre 1937
Paese
Stile
Categoria
Biografia

Joseph Maurice Ravel nacque il 7 marzo 1875 a Ciboure, presso Biarritz, nella regione basca francese, a breve distanza dal confine con la Spagna. I suoi genitori erano Marie Delouart (1840-1917), di origini basche ma vissuta a Madrid, e Pierre-Joseph (1832-1908), ingegnere civile proveniente da Versoix, sul confine con la Svizzera francese. Poco dopo la nascita di Maurice la famiglia si trasferì a Parigi, dove si arricchì di un secondo figlio, Édouard (1878-1960), musicista della cerchia di Emmanuel Chabrier (1841-1994). All’età di sette anni Maurice intraprese lo studio del pianoforte con Henry Ghys (1839-1908); nel 1887 si accostò a quello della composizione sotto la guida di Charles-René (Charles Olivier René Bibard, 1863-1940), un allievo di Léo Delibes (1836-1891). Nel 1888 conobbe il pianista spagnolo Ricardo Viñes (1875-1943), con cui strinse una profonda amicizia e che sarebbe diventato uno degli interpreti di riferimento della sua musica. Nel 1889 passò a studiare pianoforte con Émile Decombes (1829-1912) e tenne le prime esibizioni pubbliche. Nello stesso anno assistette alle esecuzioni di musica russa dirette da Nicolaj Rimskij-Korsakov in occasione dell’Esposizione Universale, da cui riportò una viva impressione. Nel mese di novembre superò l’esame di ammissione per il Conservatorio parigino, dove studiò pianoforte con Eugène Anthiome (1836-1916) e, dal 1891, con Charles-Wilfrid de Bériot (1833-1914) e armonia con Émile Pessard (1843-1917). Si rivelò uno studente capace, ma poco malleabile; non essendosi distinto con risultati particolarmente brillanti, nel 1875 fu espulso. Ravel, d’altra parte, era scarsamente attratto dalla prospettiva di una carriera pianistica, e in questo periodo si risolse a dedicarsi alla composizione. Iniziò a frequentare Erik Satie, del quale divenne uno dei primi estimatori e dalla cui attitudine alla sperimentazione formale trasse una profonda ispirazione. Nel 1897 fu riammesso in Conservatorio: entrò nella classe di composizione di Gabriel Fauré, approfondendo privatamente lo studio del contrappunto con André Gedalge (1856-1926). Pur godendo della stima dei suoi insegnanti, Ravel suscitò – per il carattere razionale, marcatamente antiromantico delle sue composizioni, ma anche per l’adozione di atteggiamenti anticonformisti, l’esibizione di idee apertamente progressiste – l’ostilità degli esponenti delle tendenze musicali più tradizionali: in particolare, fu oggetto del biasimo del direttore del Conservatorio, Théodore Dubois (1837-1924), e delle feroci censure del compositore e critico musicale Édouard Lalo (1823-1892). Intorno al 1900, dalla frequentazione di alcuni tra gli intellettuali e artisti delle più giovani generazioni, prese vita il gruppo degli Apaches, il cui nome rimandava all’atteggiamento di ribelle adesione, da parte dei suoi componenti, alle correnti più avanzate nei rispettivi campi d’interesse. Degli Apaches facevano parte lo stesso Ravel e, tra gli altri: Tristan Klingsor (Léon Leclère, 1874-1966), poeta e pittore; Michel-Dimitri Calvocoressi (1877-1944), scrittore e critico musicale; Édouard Bénédictus (1878-1930), pittore, chimico e compositore; il poeta Léon-Paul Fargue (1876-1947); il pittore Paul Sordes (1877-1937); i compositori Maurice Delage (1879-1961), Albert Roussel (1869-1937), Florent Schmitt (1870-1958), Lucien Garban (1877-1949) – oltre, in seguito, a Igor’ Stravinskij –; il direttore d’orchestra Désiré-Emile Inghelbrecht (1880-1965); il critico musicale Émile Vuillermoz (1878-1960). Tra gli elementi che accomunavano gli Apache, un posto speciale spettava alla fervida ammirazione per Claude Debussy: per Ravel, in particolare, lo spirito indipendente alla base della ricerca artistica di Debussy rappresentò uno stimolo fondamentale per la coltivazione della propria indipendenza estetica.
Nei primi anni del nuovo secolo Ravel tentò a più riprese, senza successo, di ottenere il prestigioso Prix de Rome. Partecipò cinque volte, dal 1900 al 1905; nell’ultima occasione, la sua esclusione suscitò la reazione scandalizzata della critica musicale, anche quella normalmente avversa al giovane compositore. Negli anni che seguirono, questi riuscì a guadagnarsi un posto stabile tra i protagonisti della scena musicale. Nel 1909, insieme a Charles Koechlin (1867-1950) e altri musicisti della scuola di Fauré, fu tra i fondatori della Société Musicale Indépendente: l’associazione, presieduta dallo stesso Fauré, nacque in contrapposizione polemica con la Société Nationale de Musique per promuovere la produzione musicale più avanzata.
Nel 1914, allo scoppio della prima Guerra mondiale, Ravel cercò di arruolarsi come volontario in aviazione. Fu però scartato a causa dell’età e di un lieve difetto cardiaco; a seguito di ripetuti tentativi, nel maggio del 1915 fu assegnato all’artiglieria come ambulanziere. Al termine della guerra, provato dalla morte della madre occorsa nel 1917, Ravel si trovò ad affrontare uno stato di prostrazione fisica e mentale e una sempre maggior insofferenza per la vita cittadina. Nel 1921 prese dimora presso la villetta «Le Belvédère» a Montfort-l’Amaury, nel dipartimento dell’Yvelines. Negli anni che seguirono la sua musica conobbe un consenso sempre più vasto, e Ravel fu impegnato in un’intensa attività concertistica internazionale, in Europa e negli Stati Uniti.
Nell’ottobre del 1932 Ravel, a bordo di un taxi, fu coinvolto in un incidente d’auto nel corso del quale subì un colpo alla testa. Nei mesi che seguirono, soffrì di amnesie e stati di confusione mentale sempre più gravi e frequenti, che nel 1933 lo spinsero ad abbandonare la composizione e ogni altra attività musicale. Negli anni seguenti le sue condizioni peggiorarono progressivamente. Morì il 28 dicembre 1937.
Il catalogo di Ravel consiste di un numero di composizioni esiguo, ma di un livello tecnico e qualitativo estremamente raffinato, all’insegna di un’assoluta perfezione formale. Grande cesellatore, spesso tornò su lavori destinati originariamente all’esecuzione pianistica per realizzarne la trascrizione orchestrale, operandone di fatto una riscrittura sostanziale: è il caso della Pavane pour une infante défunte op. 19 (1899, trascritta nel 1910), del ciclo dei Miroirs op. 43 (1905) da cui estrasse sotto il numero d’opera 43a due singoli numeri, Une barque sur l'océan (1906, revisionato nel 1926) e Alborada del gracioso (1918), dei Valses nobles et sentimentales op. 61 (1911 e 1912), delle Suites Ma mére l’oye op. 60 (1910, per pianoforte a quattro mani, e 1911) e Le tombeau de Couperin op. 68 (1917 e 1919); un procedimento inverso adottò invece per il balletto Boléro op. 81 (1828), nato per orchestra e trascritto in seguito per pianoforte a quattro mani (1829). Tra la restante produzione pianistica, spiccano i Jeux d’eau op. 30 (1901), la Sonatine op. 40 (1905), il trittico Gaspard de la nuit op. 55 (1908); in quella con orchestra il ciclo di liriche Shéhérazade op. 41 per mezzosoprano e orchestra (1943) su testi di Tristan Klingsor, la Rapsodie espagnole op. 54 (1907), il balletto Daphnis et Chloé op. 57 (1912) e le due relative Suites op. 57a (1911) e 57b (1912), il poema coreografico La valse op. 72 (1920), i Concerti per pianoforte op. 82, per la sola mano sinistra (1924) e op. 83 (1930); un posto a parte spetta poi alla trascrizione orchestrale dei Quadri da un’esposizione di Modest Musorgskij (1922). Tra le composizioni d’ambito cameristico si segnalano il Quartetto d’archi op. 35 (1903) e il ciclo delle Chansons madécasses op. 78 per soprano, flauto, violoncello e pianoforte (1926) su testi di Evariste-Désiré Parny de Forges (1753-1814). La produzione operistica, infine, ammonta a due soli titoli: L’heure espagnole op. 52 (1907) su libretto di Franc-Nohain (Maurice Étienne Legrand, 1872-1934) e L’enfant et les sortiléges op. 71 (1925) su libretto di Colette (Sidonie-Gabrielle Colette, 1873-1954).
Alla base dell’estetica di Ravel è un carattere di razionalità condotto all’estremo. Grande costruttore di meccanismi perfetti, dalla logica del tutto coerente e consequenziale, egli concepisce ogni aspetto della composizione – la ricerca di strutture tanto più ardite quanto equilibrate, l’arte dell’orchestrazione portata ai più alti livelli di raffinatezza, il controllo esercitato sull’espressività stessa mediante una scrittura definita nei minimi dettagli – come parte di un grande disegno unitario, un gioco intellettuale la cui oggettività assume spesso i tratti di una lucida ironia.

Risorse web

Association des amis de Maurice Ravel
http://boleravel.fr

Cronologia, catalogo e guide all’ascolto
https://www.flaminioonline.it

Bibliografia

Enzo Restagno, Ravel e l’anima delle cose, Milano, Il Saggiatore, 2009

Vladimir Jankélévitch, Ravel, Milano, SE, 20132

Flavio Testi, La Parigi musicale del primo Novecento. Cronache e documenti, Torino, EdT, 2003

Scritti

Scritti e interviste, a cura di Arbie Orenstein, Torino, EdT, 20182

Libretti

Opere

Interpretazioni e altri documenti

Opere danza

Autore scheda
LRC

Licenza

Licenza

Licensed under Creative Commons Attribution Noncommercial Share-Alike 3.0
 

Modificato
05/01/2019

Condividi:

 

Condividi: