Guglielmo Ebreo da Pesaro

Immagini (Secondarie)
Didascalie

1. BNF, f. ital. 973, Guglielmo Ebreo da Pesaro, De pratica seu arte tripudii, particolare della miniatura presente sul recto del primo foglio.

Data di nascita
1420
Data di morte
1484
Paese
Epoca
Categoria
Biografia

Guglielmo, figlio d’arte, il padre, Mosè di Sicilia, aveva operato a Pesaro al tempo dei Malatesta, fu allievo di Domenico da Piacenza, del quale assimilò ed elaborò gli insegnamenti che divulgò grazie alla sua attività e al suo trattato e con il quale ebbe anche modo di collaborare direttamente: nel 1462 a Forlì e nel 1455 a Milano, ove creò moresche e balli in occasione del fidanzamento di Ippolita Sforza e Alfonso, duca di Calabria.

Come maestro di ballo lo troviamo nel 1440 a Camerino, nel 1444 a Ferrara, per il matrimonio di Leonello d’Este e Maria di Aragona, e infine a Pesaro, dove entrò al servizio degli Sforza, per i quali lavorò in occasioni di feste ed eventi nuziali fino al 1473. Sempre al loro seguito, operò anche a Milano al tempo in cui Francesco Sforza ne divenne il duca, dividendosi, fra il 1450 e il 1465, fra la corte milanese e quella di Pesaro.

Convertitosi al cristianesimo e assunto il nome di Giovanni Ambrosio, tra il 1463 e il 1465, ottenne il titolo di cavaliere dello Speron d’Oro, già attribuito al suo maestro Domenico, a cui si aggiunse nel 1469 quello di cavaliere conferitogli dall’imperatore Federico III.

Nella sua lunga carriera Guglielmo/Ambrosio sarà comunque attivo anche presso numerose corti, tra cui quelle di Bologna, Imola, Mantova, Venezia.

Dal 1465 al 1467, lo ritroviamo a Napoli presso la corte aragonese come maestro di ballo delle principesse Beatrice e Leonora. Nel 1468 tornò a Milano per le feste nuziali di Galeazzo Maria Sforza e Bona di Savoia. Nel 1471 coreografò i balli per le nozze di Costanza di Camerino e per quelle di Roberto Malatesta e Elisabetta Montefeltro di Urbino.

Nel 1474 tornò a Napoli per partecipare a una serie di grandi spettacoli offerti da Ferdinando di Aragona in onore dell’ambasciatore Carlo il grosso, duca di Burgundy.

Nel 1481 fu a servizio del duca di Urbino dove fu maestro di Isabella d’Este e dove, in seguito, lavorò anche suo figlio Pierpaolo.

Se prolifica fu l’attività coreografica e d’insegnamento di Guglielmo, altrettanto importante è stato il suo lascito come trattatista.

Al 1463 risale il suo manoscritto in volgare De pratica seu arte tripudii vulgare opusculum dedicato al futuro duca di Milano, Galeazzo Sforza.

Il trattato, sul modello del De arte saltandi et choreas ducendi di Domenico da Piacenza, è suddiviso in due parti, una teorica e l’altra pratica. Nella parte teorica del manoscritto, come già nei trattati di Domenico e Cornazano, sono esposti i principi fondamentali della danza che possono essere collegati alle regole teoriche già stabilite da Domenico - misura, memoria, partire da terreno, aiere, maniera – alle quali ne aggiunge una sesta, il movimento corporeo. In seguito, si sofferma su delle spiegazioni in merito alle difficoltà enunciate dai discepoli e, da acuto osservatore della vita e delle maniere in uso a corte, Guglielmo dispensa consigli anche sulle regole di comportamento per i gentiluomini e le dame al momento del ballo, osservazioni sulla musica e il suo rapporto con la danza e suggerimenti per chi, fra i suoi nobili allievi, voglia provarsi con la coreografia.

Nella parte pratica, invece, Guglielmo descrive le più famose danze di Domenico da Piacenza e inserisce anche proprie creazioni, oltre a quelle di Giuseppe Ebreo e Lorenzo de Medici. È presente anche la musica di tredici balli.

Le descrizioni delle danze proposte da Guglielmo sono il segnale di una continuità stilistica con Domenico, ma anche dei mutamenti di gusto avvenuti nel lasso di tempo che intercorre tra i due maestri.

Fra i manoscritti del Quattrocento quello di Guglielmo ebbe un’ampia penetrazione, come testimoniano le altre cinque copie esistenti del suo trattato che presentano alcune diversità stilistiche rispetto all’originale. Da una di esse desumiamo anche una breve autobiografia artistica a cura dello stesso Guglielmo.

Bibliografia

Ingrid Brainard, Guglielmo Ebreo da Pesaro, in International Encyclopedia of Dance, New York – Oxford, Oxford University Press, 1998, vol. 3, pp. 322-325.

Claudia Celi, "La danza aulica italiana nel XV secolo" in Nuova Rivista Musicale Italiana Anno XVI - n. 2 (aprile-giugno 1982) pp. 218-225.

Marina Nordera, Guglielmo Ebreo da Pessaro, in sous la dir. de Philippe Le Moal, Dictionnaire de la danse, Paris, Larousse, 1999, pp. 73-74.

Maurizio Padovan, Il Quattrocento e il Cinquecento, in a cura di José Sasportes, Storia della danza italiana dalle origini ai giorni nostri, Torino, EDT, 2011, pp. 1-68.

Alessandro Pontremoli, Danza e Rinascimento. Cultura coreica e “buone maniere” nella società di corte del XV secolo, Macerata, Ephemeria, 2011.

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Modificato
05/01/2019

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