Gluck, Christoph Willibald

Data di nascita
2 luglio 1714
Data di morte
15 novembre 1787
Stile
Categoria
Biografia

Christoph Willibald Gluck nacque ad Erasbach, nell’Alto Palatinato, il 2 luglio 1714. Da bambino prese lezioni di violino, violoncello e canto denotando molto presto un profondo interesse nei confronti della musica, tuttavia il padre, una guardia forestale, si oppose con fermezza al suo desiderio di perseguire la carriera del musicista poiché voleva indirizzarlo alla propria professione. All’età di 13 o 14 anni Gluck scappò quindi di casa per sottrarsi al controllo paterno e andò a Praga, dove si guadagnò da vivere cantanto e suonando lo scacciapensieri per strada. Non sembra aver ricevuto un’educazione musicale sistematica, ma si formò da autoditatta, facendo probabilmente tesoro della ricca vita culturale della capitale boema. In particolare, il teatro dell’opera può aver esercitato su di lui un importante influsso: a quell’epoca la programmazione era dominata dall’opera italiana, tra i compositori più popolari si annoveravano Tomaso Albinoni e Antonio Vivaldi.

Da Praga, Gluck si spostò a Vienna al servizio del principe Lobkowitz, per il quale lavorò due anni come musicista da camera. Qui entrò in contatto con la produzione di Johann Joseph Fux e Antonio Caldara, nonché, in generale, poté conoscere l’ambiente musicale che gravitava attorno alla corte imperiale. Nel 1737 fu ingaggiato dal principe Melzi per suonare nella sua orchestra a Milano, dove entrò in contatto con Giovanni Battista Sammartini, all’epoca una delle figure più importanti della musica italiana. Pur non diventando mai un allievo di quest’ultimo, Gluck ne assimilò lo stile, come risulta evidente soprattutto nelle sue prime opere.

Nel 1741 debuttò come compositore operistico con Artaserse, rappresentato a Milano presso il Regio Ducal Teatro a partire dal 26 dicembre. Il lavoro riscosse un grande successo e Gluck fu incaricato di scrivere altre sette opere e di collaborare a due pasticci, tutti destinati a teatri italiani. Nel 1745 Gluck accettò la commissione di due opere da parte dell’Haymarket Theatre di Londra, le quali ricevettero una tiepida accoglienza, tuttavia nella capitale il compositore ebbe modo di organizzare dei concerti che ebbero un ottimo esito e fece conoscenza con Georg Friedrich Händel.

Per i successivi sei anni Gluck continuò a condurre l’esistenza del musicista itinerante: le commissioni operistiche e le occasioni performative lo condussero a Dresda, Vienna, Amburgo, Copenhagen, Monaco e Napoli; nel 1747-48 lavorò come direttore musicale della compagnia itinerante Mingotti. Nel 1752 si stabilì a Vienna, la quale sarebbe rimasta la sua città di residenza fino alla fine della vita. Si sposò con Maria Anna Bergin, la figlia di un ricco mercante viennese che aveva connessioni importanti con la corte imperiale; fu anche grazie a tali contatti che divenne primo violino e poi maestro di cappella del principe di Sassonia-Hildburghausen, con l’incarico di dirigere l’orchestra del principe in concerti e allestimenti di opere e di oratori.

Nei primi anni ‘50 entrò in contatto con il conte Giacomo Durazzo, allora direttore dei teatri imperiali e figura di grande rilievo nella vita musicale viennese; fu lui a chiamare in città una compagnia teatrale francese e a sostenere la rappresentazione di opéras comiques, le quali divennero un genere molto popolare presso il pubblico austriaco. Lo stesso Gluck fu coinvolto in questa iniziativa, essendo incaricato di adattare i lavori importati da Parigi per i teatri viennesi, sostituendo airs, ariettes e vaudevilles francesi con pezzi propri e componendo nuove ouvertures. Tale attività lo tenne occupato per sei anni, riscuotendo ampio successo presso il pubblico; a partire dal 1759 iniziò anche a scrivere balletti per i teatri viennesi.

Nel 1761 Gluck collaborò con il coreografo Gasparo Angiolini per la creazione di un rivoluzionario ballet d’action, intitolato Le festin de pierre, ou Don Juan; quello stesso anno arrivò a Vienna il librettista Ranieri de’ Calzabigi, nel quale Durazzo vide l’ideale collaboratore di Gluck nell’ottica di innestare nell’opera italiana elementi tipici del teatro musicale francese. L’idea per la loro prima collaborazione provenne interamente da Calzabigi: nacque Orfeo ed Euridice, la prima delle tre cosiddette opere riformate che dovevano contrapporsi alle convenzioni ormai cristallizzate dell’opera seria settecentesca. Alla prima rappresentazione, nel 1762, il lavoro ottenne un grande successo, dovuto anche all’eccellente interpretazione del famoso castrato Gaetano Guadagni nel ruolo di Orfeo. Dopo Orfeo ed Euridice, Calzabigi e Gluck scrissero Alceste (1767), il cui libretto a stampa fu fornito di una famosa prefazione in cui i due autori fissarono principi della loro riforma. Seguirono sei opere italiane scritte su commissione, dopodiché Calzabigi e Gluck collaborarono ancora a una terza opera riformata, Paride ed Elena (1770).

In seguito a tali esperienze, il compositore si interessò sempre di più all’opera francese: studiò lavori di Jean-Baptiste Lully e Jean-Philippe Rameau e nel 1764 pubblicò Orfeo ed Euridice a Parigi. Quando, nel 1772 Marie François Louis Gand Leblanc Roullet gli presentò un proprio libretto basato sulla tragedia di Racine Iphigénie en Aulide, Gluck non ebbe dunque esitazioni a cimentarsi nel genere della tragédie lyrique, che costituiva l’apice della produzione seria in lingua francese. Dopo lunghe mosse diplomatiche per convincere l’Académie Royale de Musique a mettere in scena questo lavoro, alla fine del 1773 Gluck arrivò a Parigi per seguire le prove dell’opera, che durarono diversi mesi. La prima rappresentazione, nell’aprile del 1774, fu un vero trionfo, ma le riprese furono interrotte un mese dopo dalla morte di Luigi XV. Durante il periodo di lutto, nel quale tutti i teatri erano chiusi, Gluck rivide la partitura dell’Orfeo ed Euridice e ne preparò una versione francese, con il libretto tradotto da Pierre Louis Moline; la parte dell’eroe eponimo fu adattata per l’haute-contre Joseph Legros. Rappresentata per la prima volta nell’agosto dello stesso anno, Orphée ed Euridice superò persino il successo dell’ Iphigénie en Aulide, così Maria Antonietta conferì al compositore una ricca pensione annuale.

Alla fine dell’anno Gluck tornò a Vienna, dove diventò compositore di corte; per i successivi cinque anni scrisse nuove opere solo per Parigi, completandole a Vienna e recandosi in Francia per perfezionarle in stretta collaborazione con i librettisti e gli interpreti, nonché per dirigere le prove e le prime rappresentazioni prima di far ritorno in Austria. Creò inoltre una nuova versione francese di Alceste, con il libretto tradotto e adattato da Roullet dove erano previste modifiche significative, tra cui l’aggiunta di una parte per Ercole. Nel 1776 l’arrivo a Parigi del compositore Niccolò Piccinni scatenò una famosa querelle che vide contrapporsi i sostenitori di quest’ultimo e quelli di Gluck. La controversia continuò fino alle ulime due opere scritte dal compositore tedesco per Parigi: dapprima fu rappresentata Iphigénie en Tauride, che ricevette un’ottima accoglienza, poi Echo et Narcisse, la quale invece non ebbe successo. Quest’ultimo fiasco e le continue diatribe tra le opposte fazioni indussero Gluck a lasciare definitivamente Parigi nell’ottobre del 1779.

Ritornato a Vienna, Gluck iniziò a considerare l’idea di scrivere un’opera in tedesco, così inizialmente allestì un adattamento dell’Iphigénie en Tauride in tale lingua, che fu rappresentato nel 1781. Due anni dopo Gluck fu invitato a Londra per produrre alcune opere all’Haymarket Theatre, ma motivi di salute gli impedirono di affrontare il viaggio. Gluck morì a Vienna il 15 novembre 1787.

Bibliografia
  • Gerardo Tocchini, I fratelli d'Orfeo: Gluck e il teatro musicale massonico tra Vienna e Parigi. Firenze, Olschki, 1998.
  • Alessandra Martina, Retorica e tragedia per musica: L'Iphigénie en Aulide di Gluck. «Il Saggiatore musicale», 7, 1 (2000), pp. 61-78.
  • Patricia Howard, Christoph Willibald Gluck. A Guide to Research. New York/Londra, Routledge, 20032.
  • David Charlton, Opera in the Age of Rousseau: Music, Confrontation, Realism. Cambridge, Cambridge University Press, 2013.
  • Andrea Lanzola, Giacomo Durazzo e la riforma teatrale viennese di metà Settecento. «Musica/Realtà», 34, 100 (2013), pp. 89-98.

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GVI

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Modificato
05/02/2019

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